Perché c’è la guerra in Nagorno Karabakh

Dietro il conflitto storico tra Armenia e Azerbaijan
Perché c’è la guerra in Nagorno Karabakh

Ci scrive una lettrice che vuole saperne di più sul confitto tra Armenia e Azerbaijan che si è riacceso da quasi due settimane nel Caucaso, preoccupata che l’Europa per l’ennesima volta scopra solo a posteriori atrocità che hanno luogo ai suoi confini (evocando quello che viene commemorato ogni 24 aprile come il genocidio degli armeni per ricordare le deportazioni ed eliminazioni di armeni da parte dell'Impero ottomano tra il 1915 e il 1916, che causarono circa 1,5 milioni di morti). 

Prima di provare a chiarire la situazione con domande e risposte ne abbiamo parlato con la collega Francesca Sforza, caporedattrice che da ex capo degli Esteri ed ex corrispondente da Mosca ha una consolidata conoscenza dell’argomento.

«Il conflitto è storico. Quando ero corrispondente a Mosca mi spiegavano che ai tempi dell’Unione Sovietica al mitico Hotel Rossija, nella piazza Rossa, dove si tenevano gli incontri di tutta la diplomazia del mondo, era previsto che armeni e azeri fossero tenuti il più distante possibile tra di loro e non si incontrassero mai, nemmeno in ascensore, per evitare incidenti» racconta Sforza. «In questa fase, dopo 30 anni dal crollo dell’Urss, non è un caso che stiano risorgendo conflitti come questo (ma anche in Bielorussia e in Kirghizistan), che ci sono sempre stati, ma che erano congelati. Si sta ridisegnando un equilibrio post-sovietico perché la Russia di oggi è più debole, e tutta quell’area scricchiola perché Mosca non riesce più a controllare tutto. Di conseguenza, il Nagorno Karabakh sta diventando un luogo di guerra per procura tra la Turchia e la Russia, perché entrambe sono potenze con interessi in gioco e vogliono avere influenza sull’area». Insomma: la religione non c’entra, come dice il professor Riccardo Redaelli, al massimo è una maschera per nascondere i veri interessi dei diversi attori coinvolti.

Cos’è e dov’è il Nagorno Karabakh?
Il Nagorno Karabakh è un territorio autonomo conteso, riconosciuto a livello internazionale come parte dell'Azerbaijan, ma con una maggioranza etnica armena. Governato dalla Repubblica di Artsakh (che si chiama così dal 2017, ma ai tempi sovietici era la regione autonoma Nagorno Karabakh della Repubblica Sovietica dell’Azerbaijan), si tratta di una regione montuosa senza sbocco sul mare nel Caucaso meridionale. Le potenze confinanti dell’Armenia sono la Turchia, l’Iran e la Georgia. Quelle confinanti l’Azerbaijan sono la Russia e ancora l’Iran e la Georgia. 

Perché c’è la guerra?
Si tratta di un conflitto etnico e territoriale tra Armenia e Azerbaijan sulla regione contesa (il Nagorno Karabakh) e sette distretti circostanti, che sono de facto controllati dall'auto-dichiarata Repubblica di Artsakh, ma sono internazionalmente riconosciuti come parte dell'Azerbaijan. Sia Baku (capitale dell'Azerbaijan) che Erevan (capitale dell'Armenia) sono impegnate a rivendicare la sovranità sull’area. Ad oggi nessuno, nemmeno l’Armenia, riconosce la Repubblica di Artsakh. 

Quali sono le origini del conflitto?

Ha origini antiche. Sotto l'Unione Sovietica, Joseph Stalin decise di fare della regione del Nagorno Karabakh una regione autonoma dell'Azerbaijan sovietico. L'attuale conflitto iniziò nel 1988, quando gli armeni del Karabakh chiesero che il Karabakh fosse trasferito dall'Azerbaijan sovietico all'Armenia sovietica. Il conflitto si è trasformato in una guerra su vasta scala all'inizio degli anni '90. Dopo un cessate il fuoco firmato nel 1994 ci sono stati due decenni di relativa stabilità, che si è deteriorata insieme alla crescente frustrazione dell'Azerbaijan per lo status quo, in contrasto con gli sforzi dell'Armenia per cementarlo. Il cessate il fuoco è stato violato con un'escalation del conflitto nell'aprile 2016, fino all’attuale crisi.

 

La fase moderna del conflitto risale al febbraio 1988, quando il movimento popolare armeno del Karabakh è cresciuto con l’obiettivo di portare la regione, prevalentemente popolata da armeni, dalla giurisdizione azera a quella armena. In seguito alla dissoluzione dell'Unione Sovietica nel 1989, le tensioni etniche tra armeni e azeri nella regione del Nagorno Karabakh sono aumentate. Dalla fine della guerra del Nagorno Karabakh nel 1994, i rappresentanti dei governi di Armenia e Azerbaijan hanno tenuto colloqui di pace mediati dal Gruppo di Minsk dell'Osce (Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa), creato il 24 marzo 1992 per incoraggiare una soluzione pacifica sullo status contestato della regione.

Lo scorso 27 settembre 2020, lungo la linea di contatto del Nagorno Karabakh sono ripresi gli scontri in una guerra tecnologicamente avanzata con droni a guida laser e caccia. Entrambe le forze armate dell'Azerbaijan e dell'Armenia hanno riportato vittime civili e militari, ma è difficile avere informazioni verificabili a riguardo. Ed è anche difficile accertare quale delle due parti abbia avviato gli scontri. Quando l’Armenia ha accusato la Turchia di aver abbattuto un suo jet militare con un F-16 proveniente da territorio azero, Recep Tayyip Erdoğan ha smentito.

Quali sono gli interessi in gioco?
«Secondo l’ex generale Carlo Jean, esperto di strategia militare e di geopolitica, si tratta di un conflitto, che avrà breve durata, scatenato dall’Azerbaijan per motivi nazionalistici, quindi interni», riporta Sforza. Nel Caucaso Vladimir Putin pretende di mantenere un ruolo prevalente, tanto che approvigiona di armi sia gli armeni sia gli azeri. Ma non si può parlare di Caucaso senza prendere in considerazione la situazione geopolitica allargata a tutta l’area limitrofa. Sia Russia che Turchia sono impegnate su tanti altri fronti. Da quando nel 2015 i turchi hanno abbattuto un aereo militare russo che aveva violato lo spazio aereo turco, Mosca e Ankara sono passate da una crisi diplomatica a una convergenza che garantisce vantaggi reciproci anche in zone dove combattono su fronti opposti. Così la Turchia arma alcuni gruppi di ribelli nel nord-ovest della Siria contro il regime di Assad, che invece è sostenuto dall’intervento militare russo, sebbene Erdogan veda in Putin un garante della stabilità nella regione in funzione anti-curda (gli Stati Uniti invece hanno sostenuto le forze armate dei curdi in Siria). Per espandersi nel Mediterraneo, Mosca mira a stabilizzare la situazione in Libia, dove gioca di sponda con la Turchia, che ha tutti gli interessi per una soluzione del conflitto che divida la Libia in sfere di influenza. Così Mosca sostiene le autorità di Tobruk e l’esercito del comandante Haftar nell’est della Libia, mentre Istanbul aiuta il Governo di Accordo Nazionale di Fayez al-Sarraj tramite l’invio di contingenti di combattenti siriani sotto la sua sfera di influenza. 

Dal canto suo l’Italia, come peraltro gran parte dell’Europa, si approvigiona di petrolio dall’Azerbaijan, di cui è il primo partner commerciale. Forse, proprio per questo, potrebbe ritagliarsi un ruolo per mediare sul conflitto.

FONTE: https://www.lastampa.it/rubriche/il-perche/2020/10/08/news/perche-c-e-la-guerra-in-nagorno-karabakh-1.39395942